TERAMO – Il nuovo direttore genreale della Asl di Teramo non sarà un sultano nè un amico, ma un servitore, ma soprattutto l’accorpamento tra le Asl dell’Aquila e di Teramo non si farà: si è trattato soltanto di «divagazione teorica». Il Governatore D’Alfonso, nella sua visita di questa mattina all’ospedale Mazzini di Teramo, ha fornito qualche chiarimento in più sulle dinamiche sanitaria della regione, anche se sul nome del successore di Paolo Rolleri alla guida dell’azienda sanitaria teramana non è stato risolutivo.
«Non sarà sultano ma sarà controllato». Sul direttore generale della Asl, D’Alfonso ha detto che «il nome non deve avere come curriculum l’amicalità delle cene e dei pranzi; dovrà avere capacità realizzativa che sarà sottoposta a implacabile lettura periodica, mensile, ripetuta, fatta anche insieme. Il direttore generale della Asl di Teramo – ha aggiunto il Governatore – non sarà un sultano che si insedia ma un servitore, un servitore che terrà da conto la comunità del lavoro, la comunità delle persone e dei livelli istituzionali. Apporteremo una modifica di stile: i teramani e chi lavora nella sanità non leggerà sui giornali, il nome nella sua definizione lo presenteremo all’assemblea dei sindaci e alla comunictà di chi lavora qui dentro, davanti a quell’organismo collegiale che poi dovrà operare in ragione degli interessi del territorio».
«L’accorpamento con L’Aquila non si farà». Alla domanda se è ancora in piedi l’ipotesi di accorpamento di Teramo con la Asl dell’Aquila, il presidente della Regione ha risposto che «è divagazione teorica che per fortuna ha potuto riempire colonne di giornali che venivano letti». Dunque, pietra tombale su un ragionamento che aveva fatto molto discutere.
«Sono qui per capire i bisogni da chi ci lavora». D’Alfonso ha anche spiegato i motivi della visita improvvisa al Mazzini, dove è stato accompagnato da alcuni medici tra i quali il primario di ginecologia, Anna Marcozzi, e i consiglieri regionali Monticelli e Pepe: «Dove vogliamo andare a parare? Vogliamo realizzare il curriculum vitae, di funzionamento di ogni strutture sanitaria che opera in regione, vogliamo conoscere il livello di funzionamento, il livello dei bisogni, la quantità di opportunità e la quantità dei doveri che la regione ha nei confronti di queste articolazioni affinchè eroghino quantità e qualita di servizi all’altezza della domande delle persone. C’è un solo modo: non dare un appalto a una società esterna per farci capire cosa fare, ma parlare con la carne viva, parlare sia col quotidiano che con la comunità di chi lavora tra queste mura, che sono le mura di un diritto fondamentale previsto addirittura dalla carta costituzionale».